Analisi
di Giovanni Battafarano
Lavoro, salute e ambiente non siano più in contrasto tra di loro, ma costituiscano la stella polare di una Taranto diversa
Nuovo capitolo dell’ormai quinquennale vertenza dell’ILVA di Taranto. I titolari di AM InvestCo (la società fondata dalla franco-indiana ArcellorMittal e dall’italiana Marcegaglia per acquisire Ilva) hanno presentato la proposta per la futura gestione dell’Ilva: 10 mila occupati, quindi 4100 esuberi; l’assunzione dei lavoratori con le regole del Jobs Act, con la cancellazione di quanto ottenuto dagli accordi aziendali pregressi e degli scatti di anzianità accumulati dai singoli lavoratori.
La reazione dei lavoratori e dei sindacati è stata molto forte sia a Taranto sia a Genova e lo sciopero dei giorni scorsi ha avuto una larghissima adesione. Bene ha fatto il Ministro Calenda a dichiarare irricevibile la proposta di AM InvestCo e a sospendere il confronto con il gruppo. Anche se non ci si può nascondere che la proposta presentata da AM InvestCo era stata condivisa dai commissari di nomina governativa. Oltre i sindacati, una forte reazione hanno fatto registrare il Sindaco, la Regione Puglia, le forze politiche di vario orientamento. Tuttavia, il quadro complessivo non è privo di ulteriori faglie divisive.
Come è noto, la questione Ilva contiene al suo interno la cruciale contraddizione salute-ambiente-lavoro. C’è una parte della città, consistente anche se minoritaria, che considera ormai insolubile la partita dell’acciaio a Taranto e auspica direttamente la chiusura dello stabilimento. La voce di questa parte della città si è sentita poco in questi giorni, soverchiata dalla giusta protesta dei lavoratori dell’Ilva in nome dell’occupazione, del salario, dei diritti. Tuttavia, quella voce non tarderà a farsi sentire se il processo di ambientalizzazione dello stabilimento non procederà in modo celere e rigoroso. La verità è che, a Taranto, la scommessa si vince solo con un’operazione win-win , in cui cioè in cui vincono insieme le ragioni della salute, dell’ambiente e del lavoro. Quindi al tavolo di confronto con i titolari di AM InvestCo occorre far vivere l’insieme della piattaforma per la svolta: nessun posto di lavoro vada perso e i lavoratori che non passeranno con AM InvestCo siano impiegati nei lavori di bonifica; i lavoratori che saranno assunti dalla nuova azienda dovranno mantenere tutti i benefici guadagnati con il loro lavoro all’interno dell’Ilva; il processo di ambientalizzazione abbia una tempistica più rapida , a partire dalla copertura dei parchi minerali.
Occorre sanare una ferita nella comunità ionica che attiene alla sua identità. Oggi Taranto è una città industriale scontenta di esserlo e ambisce ad un futuro diverso, fondato su una portualità rilanciata, la rigenerazione del Borgo Antico, la valorizzazione del Museo archeologico e del complesso dei Beni culturali; ed anche un apparato industriale moderno e risanato. La battaglia di questi giorni deve perciò mantenere questo respiro alto e guardare all’obiettivo in cui lavoro, salute e ambiente non siano più in contrasto tra di loro, ma costituiscano la stella polare di una Taranto diversa, di una Taranto migliore.
La reazione dei lavoratori e dei sindacati è stata molto forte sia a Taranto sia a Genova e lo sciopero dei giorni scorsi ha avuto una larghissima adesione. Bene ha fatto il Ministro Calenda a dichiarare irricevibile la proposta di AM InvestCo e a sospendere il confronto con il gruppo. Anche se non ci si può nascondere che la proposta presentata da AM InvestCo era stata condivisa dai commissari di nomina governativa. Oltre i sindacati, una forte reazione hanno fatto registrare il Sindaco, la Regione Puglia, le forze politiche di vario orientamento. Tuttavia, il quadro complessivo non è privo di ulteriori faglie divisive.
Come è noto, la questione Ilva contiene al suo interno la cruciale contraddizione salute-ambiente-lavoro. C’è una parte della città, consistente anche se minoritaria, che considera ormai insolubile la partita dell’acciaio a Taranto e auspica direttamente la chiusura dello stabilimento. La voce di questa parte della città si è sentita poco in questi giorni, soverchiata dalla giusta protesta dei lavoratori dell’Ilva in nome dell’occupazione, del salario, dei diritti. Tuttavia, quella voce non tarderà a farsi sentire se il processo di ambientalizzazione dello stabilimento non procederà in modo celere e rigoroso. La verità è che, a Taranto, la scommessa si vince solo con un’operazione win-win , in cui cioè in cui vincono insieme le ragioni della salute, dell’ambiente e del lavoro. Quindi al tavolo di confronto con i titolari di AM InvestCo occorre far vivere l’insieme della piattaforma per la svolta: nessun posto di lavoro vada perso e i lavoratori che non passeranno con AM InvestCo siano impiegati nei lavori di bonifica; i lavoratori che saranno assunti dalla nuova azienda dovranno mantenere tutti i benefici guadagnati con il loro lavoro all’interno dell’Ilva; il processo di ambientalizzazione abbia una tempistica più rapida , a partire dalla copertura dei parchi minerali.
Occorre sanare una ferita nella comunità ionica che attiene alla sua identità. Oggi Taranto è una città industriale scontenta di esserlo e ambisce ad un futuro diverso, fondato su una portualità rilanciata, la rigenerazione del Borgo Antico, la valorizzazione del Museo archeologico e del complesso dei Beni culturali; ed anche un apparato industriale moderno e risanato. La battaglia di questi giorni deve perciò mantenere questo respiro alto e guardare all’obiettivo in cui lavoro, salute e ambiente non siano più in contrasto tra di loro, ma costituiscano la stella polare di una Taranto diversa, di una Taranto migliore.
Giovanni Battafarano
è segretario generale di Lavoro&Welfare. È stato sindaco di Taranto e parlamentare.