Fatto questo chiarimento, il Report del Centro Studi di Lavoro&Welfare sui referendum che vi proponiamo ha un unico scopo: quello di illustrare i contenuti dei singoli quesiti, al di fuori di un dibattito caratterizzato, fin qui, da opposti estremismi fuorvianti e da valutazioni approssimative e non sempre veritiere.
Sappiamo che l’attenzione dei media si è concentrato sul primo referendum che, erroneamente, è stato ribattezzato come il referendum contro il Jobs Act.
In realtà esso prevede l’abrogazione della normativa che impedisce la reintegra del lavoratore in caso di licenziamenti illegittimi. Si tratta di norme sopravvissute ai colpi di maglio inferti dalla Corte alla legge voluta dal Governo Renzi, Corte che ha colpito al cuore il Jobs Act giudicando incostituzionali le “tutele crescenti”. Quello che è rimasto della vecchia normativa, tuttavia, divide ancora la platea dei lavoratori tra coloro che sono stati assunti prima o dopo l’approvazione del Jobs Act, cioè alla data spartiacque del 7 marzo del 2015. Nel primo caso è prevista la reintegra, nel secondo soltanto un risarcimento. È giusto abrogare questa disparità con il referendum? Questa è la domanda. È chiaro a tutti che non si tornerebbe, in caso di vittoria e raggiungimento del quorum, all’articolo 18 del 1970, ma alla norma, più debole, rivista dalla Legge Fornero del 2012. Ma la differenza sostanziale, che non può sfuggire a nessuno, è tra risarcimento monetario e reintegra nel posto del lavoro.
Il Report contiene un esame dettagliato dei 5 referendum e, in appendice, la pubblicazione dell’attuale testo di legge dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
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