Relazioni industriali
di Pierangelo Albini, Direttore Area Lavoro e Welfare di Confindustria
La misurazione della della rappresentanza datoriale per sconfiggere il dumping contrattuale
L’accordo impegna le parti su tre obiettivi:
- incrementare la competitività delle imprese nel quadro di una crescita sostenibile;
- concorrere alla realizzazione di un mercato del lavoro più dinamico ed equilibrato;realizzare un nuovo modello di relazioni
- industriali che rafforzi il collegamento tra produttività del lavoro e retribuzioni.
Il cuore dell’intesa è rappresentato dai temi della rappresentanza e della contrattazione collettiva. Si delinea un nuovo modello contrattuale, ordinato e flessibile, che, mantenendo i due livelli di contrattazione, accentua il ruolo della contrattazione di secondo livello ove viene favorito il collegamento virtuoso tra salari e produttività, come previsto nell’accordo interconfederale del 14 luglio 2016.
L’obiettivo principale dell’accordo è quello di combattere il dumping contrattuale, arrivando a identificare con certezza, per ogni ambito contrattuale, il contratto collettivo nazionale di categoria stipulato dalle organizzazioni sindacali e datoriali che rappresentano la maggioranza di lavoratori e imprese, in modo che il legislatore sia legittimato a riconoscere solo a chi applica questo CCNL “di riferimento” i benefici previsti dalle leggi (decontribuzione, detassazione, benefici vari e accesso ai pubblici appalti).
A tal fine l’accordo propone l’introduzione della misurazione della rappresentanza datoriale (oltre al rafforzamento di quella delle organizzazioni sindacali dei lavoratori), in modo da avviare un percorso che coinvolga tutte le principali associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro.
Nel definire i principi per regolare gli assetti e i contenuti della contrattazione, le parti si danno come obiettivo quello di spostare il focus dei rinnovi contrattuali dai minimi tabellari ai trattamenti economici complessivi. Si chiede al CCNL di determinare il valore del TEM (trattamento economico minimo) per dare un parametro al legislatore qualora volesse fissare un salario minimo legale mentre si intende affidare al TEC (trattamento economico complessivo) il compito di adeguare a ciascun settore la contrattazione collettiva. Se questi principi verranno attuati si potrà meglio distribuire il peso economico della contrattazione fra i due livelli (nazionale e aziendale) computando altresì, nei costi economici dei rinnovi contrattuali, sia il salario che il welfare.
L’accordo, infine, impegna le parti stipulanti sui temi del welfare, della formazione, della sicurezza sul lavoro, del mercato del lavoro e della partecipazione. Si tratta di questioni importanti non soltanto per il sistema delle relazioni industriali ma anche per l’equilibrio complessivo del nostro sistema di welfare che necessita di essere reso sostenibile, equo ed inclusivo.
Questo testo fa parte di una serie di articoli scritti dai partecipanti al convegno “Cgil, Cisl, Uil e Confindustria: una svolta nelle relazioni industriali?”