Relazioni industriali
di Cesare Damiano e Giovanni Battafarano
Il Documento Cgil, Cisl, Uil-Confindustria appare come un piccolo scrigno di interessanti novità, che andranno calate nella realtà con rigore, spirito innovativo, coinvolgimento dei lavoratori
Costruire moderne relazioni industriali con protagonisti autorevoli e rappresentativi e rilanciare la contrattazione collettiva non può che giovare “alla crescita del Paese, alla riduzione delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito, alla crescita dei salari”, come recita l’Accordo firmato da Confindustria e Cgil Cisl Uil.
L’Associazione Lavoro&Welfare, nel salutare positivamente l’Intesa raggiunta, ha organizzato un Seminario, l’11 aprile scorso, presso la sede del PD e ad esso dedica una serie di articoli e il nuovo numero della Rivista on Line.
Vorremmo segnalare un primo aspetto positivo dell’Accordo. Il protagonismo delle parti sociali, su un terreno di loro tipica competenza, è tanto più rimarchevole in una stagione in cui il successo dei movimenti populisti e la tentazione/aspirazione dell’uomo solo al comando deprimono il ruolo dei corpi intermedi e lasciano più deboli i lavoratori nella dialettica sociale. Il documento di Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, al contrario, pone le basi per un rilancio del confronto e della contrattazione tra le parti sociali e per la partecipazione dei lavoratori in una stagione in cui è cruciale ”tradurre la ripresa in crescita economica… ma, soprattutto, è importante lavorare insieme per consolidare le condizioni per uno sviluppo del sistema economico e sociale del Paese”.
In questa sede, vorremmo sottolineare taluni aspetti su cui, più volte, abbiamo insistito sia nell’attività parlamentare sia in quella associativa, a partire dal punto che riguarda “Democrazia e misura della rappresentanza”. Troviamo del tutto condivisibile il seguente passaggio: “La certificazione della misura dei dati della rappresentanza delle parti stipulanti i singoli CCNL è la prima condizione per realizzare quel sistema di relazioni sindacali previsto dal dettato costituzionale. Questo percorso, per essere pienamente compiuto e pienamente efficace, necessita quindi della misurazione della rappresentanza anche di parte datoriale”. È importante segnalare il passo avanti compiuto da Confindustria, nella sua storia centenaria, nell’accettazione della misurazione della rappresentanza, un’innovazione radicale rispetto ad una consolidata posizione contraria. Quante volte, negli ultimi anni, abbiamo assistito al dilagare del dumping contrattuale da parte di organizzazioni datoriali e sindacali scarsamente rappresentative, che tuttavia hanno firmato contratti pirata, con grave danno sia dei lavoratori sia delle imprese corrette e rispettose di leggi e contratti regolari. Lo abbiamo visto nel settore dei call center, del pulimento, del facchinaggio e dei servizi vari. Il Documento non si limita alla denuncia del fenomeno, ma indica una serie di misure per contrastare la concorrenza sleale e affida al CNEL il compito di effettuare la ricognizione dei parametri della contrattazione collettiva nazionale di categoria.
Il Documento mette in rilievo il fatto che il contratto collettivo nazionale di categoria dovrà individuare il trattamento economico complessivo (TEC) e il trattamento economico minimo (TEM). Le parti sociali rivendicano il diritto a stabilire per via contrattuale il salario minimo per le varie categorie dei lavoratori, ammonendo la politica a non interferire su una materia propria dell’autonomia negoziale. Per quanto ci riguarda, abbiamo sempre sostenuto la tesi dell’opportunità di fissare un salario minimo legale solo per i lavoratori non contrattualizzati. Allo stesso tempo, riteniamo che un intervento sulla materia della rappresentanza debba avere, anch’esso, un carattere non invasivo, ma di una legislazione di sostegno.
Il documento si conclude con un’altra affermazione innovativa. “Confindustria e Cgil, Cisl, Uil considerano, altresì, un’opportunità la valorizzazione di forme di partecipazione nei processi di definizione degli indirizzi strategici dell’impresa”. Sono note fino a ieri la freddezza, quando non l’ostilità di settori datoriali e sindacali sulla partecipazione dei lavoratori, che in vari Paesi europei ha prodotto interessanti esperienze, che come Associazione abbiamo approfondito e studiato seriamente. Anche in Italia si comincia a ragionare e a stipulare Accordi o ipotesi di intervento, da ultimo in Alcoa, ancorché con qualche perplessità sindacale.
In conclusione, il Documento in questione a noi appare un piccolo scrigno di interessanti novità, che andranno calate nella realtà con rigore, spirito innovativo, coinvolgimento dei lavoratori. Se questo avverrà, si apporterà un non piccolo contributo al rilancio economico e sociale del nostro Paese.
Questo testo fa parte di una serie di articoli scritti dai partecipanti al convegno “Cgil, Cisl, Uil e Confindustria: una svolta nelle relazioni industriali?”