Libri
di Giovanni Battafarano
Il ruolo trainante delle città-Stato, nell’innovare e dar vita all’info-Stato, in cui l’integrazione tra il settore pubblico, quello privato e quello formativo permette una governance più efficace e un maggior benessere della popolazione
Come governare il mondo al tempo della devolution. È l’interrogativo che si pone Parag Khanna, giovane studioso indiano, con una ricca esperienza di ricerche e viaggi in ogni parte del globo. Già il suo precedente lavoro “Connectography – Le mappe del futuro ordine mondiale” (Fazi, 2016) aveva suscitato grande interesse per l’analisi compiuta, che metteva in rilievo come le linee di sviluppo mondiale prescindono sempre più dagli angusti confini nazionali e tendono a manifestarsi lungo le supply chain globali, le catene di valore che si realizzano a partire dalle città hub o dai distretti dell’innovazione, lungo le infrastrutture integrate. Con questo successivo saggio “La rinascita delle città-Stato – Come governare il mondo al tempo della devolution” (Fazi, 2017), Khanna mette in risalto il ruolo trainante delle città-Stato, nell’innovare e dar vita all’info-Stato, in cui l’integrazione tra il settore pubblico, quello privato e quello formativo permette una governance più efficace e un maggior benessere della popolazione. La formula più feconda è una sapiente combinazione tra democrazia e tecnocrazia, cioè la capacità della politica di avvelarsi della competenza di tecnici ed esperti, in grado di delineare e realizzare scenari e programmi di innovazione, nell’interesse dei cittadini. I quali ultimi sono scarsamente attratti dai riti e dai complicati passaggi della democrazia, se questi si rivelano inconcludenti rispetto al benessere della popolazione. La tecnocrazia è in grado altresì di utilizzare al meglio i “big data”, per conoscere il mondo che cambia e le buone pratiche in corso e adattarle allo specifico nel quale si opera.
Un esempio di governo tecnocratico è la Svizzera, guidato da una presidenza collettiva di sette esponenti, abituati al gioco di squadra non solo al proprio interno, ma anche con il mondo della burocrazia e della tecnocrazia e della ricerca. Essi non smaniano per l’esigenza della rielezione e non pensano di governare il mondo a colpi di tweet mattutini. Inoltre, il governo tecnocratico elvetico consulta in permanenza i cittadini attraverso frequenti referendum, anche su questioni di dettaglio.
Altro esempio di info-Stato è Singapore, che, dopo la fase autoritaria dei decenni precedenti, è passato a una gestione tecnocratica, a una vasta consultazione dei cittadini, a livelli elevati di connessione, di alta qualità formativa, a una capacità di disegnare e realizzare realistici scenari di crescita. Altri esempi positivi sono i Paesi scandinavi e baltici, l’Olanda, la Nuova Zelanda.
Un esempio negativo è oggi semmai quello degli Stati Uniti, dove una campagna elettorale lunghissima (circa due anni a partire dalle primarie) ha profondamente spaccato l’elettorato, premiando il messaggio populistico e arrivando al paradosso di eleggere un governo di banchieri, generali e petrolieri con il voto del ceto medio declassato della Rust Belt. Nella formazione del governo, il Presidente eletto USA non sceglie le persone più preparate per i posti di ministro, ambasciatore o per i ruoli chiave di gabinetto, ma coloro che hanno versato finanziamenti più elevati in campagna elettorale. In questo modo la grande rendita, di cui ancora godono gli USA nel mondo per la loro ricchezza e capacità innovativa, comincia a logorarsi e a indicare segnali di possibile declino. Più che di riforme economiche, gli USA avrebbero bisogno di una profonda riforma della politica.
Un esempio interessante è la Cina, in cui una impostazione sempre più tecnocratica si sovrappone all’impianto autoritario e proietta quel grande Paese verso la dimensione dell’info-Stato. Il presidente cinese Xi Jinping difende i risultati della globalizzazione, in alternativa alle spinte protezionistiche degli USA, e dà vita all’ambizioso progetto della nuova “Via della seta”, che riconnette le economie di Asia ed Europa, sulla scia di Marco Polo e di altri viaggiatori italiani ed europei agli albori dell’Età moderna.
Siamo in una stagione in cui la crisi della globalizzazione determina una sfiducia diffusa nella stessa democrazia e nella sua capacità di rispondere adeguatamente alle esigenze dei cittadini. L’attacco alla democrazia avviene da destra, con la reviviscenza di formazioni neo-fasciste o neo-naziste o dal versante populista, con diramazioni di destra e talvolta anche di sinistra. L’analisi di Khanna sembrerebbe rientrare in questo filone di pensiero, con un occhio più attento al versante tecnocratico, allo studio dei dati, all’obiettivo della sapiente combinazione tra settore pubblico, privato e formativo. L’esaltazione del modello svizzero in realtà recupera l’integrazione tra tecnocrazia e democrazia diretta e referendaria. Tuttavia non tutti gli Stati sono di taglia elvetica o singaporiana. Per gli Stati di media o grande dimensione, la ricetta di Khanna è la “devolution”, cioè il trasferimento di ampi poteri a livello locale o regionale, perché l’esperienza di questi anni dimostra che la locomotiva dello sviluppo innovativo sono le grandi città-Stato, come sono o possono essere Singapore, Zurigo, Dubai, Londra, New York, Tokio, San Francisco, Berlino, Milano, Barcellona.
In Italia abbiamo conosciuto la “ devolution” in salsa padana e berlusconiana e non è stato un pasto saporito. Allo stesso tempo, gli elettori, con il referendum del 4 dicembre 2016, hanno bocciato la riforma costituzionale predisposta dal governo Renzi, di forte ispirazione centralista. Ritorna insomma il tema del decentramento. È possibile ripensarlo come fattore di dinamismo e non come disarticolazione improduttiva? È possibile ripensarlo in chiave di info-Stato italiano?
Giovanni Battafarano
è segretario generale di Lavoro&Welfare. È stato sindaco di Taranto e parlamentare.
La rinascita delle città-stato
Come governare il mondo al tempo della devolution
di Parag Khanna, Fazi Editore
Vedi la scheda del volume sul sito dell’editore