(e)labora · Summer School 2016
di Luca Palmisciano
La sfida della quarta rivoluzione industriale
Il lavoro cambia. Cambiano le prospettive di sviluppo della nostra economia e, necessariamente, deve cambiare anche la strategia futura quando si ragiona del tema. L’evoluzione industriale degli ultimi 150 anni ci dimostra come, nel tempo, la tecnologia ha, da un lato, migliorato molto le condizioni lavorative e la qualità delle produzioni, dall’altro ha, inevitabilmente, ridotto drasticamente la capacità di impiego.
Dai primi utilizzi dell’energia termica, alla favolosa scoperta del motore a scoppio, ai primi inserimenti dei sistemi informatici nelle produzioni, fino alla digitalizzazione del sistema attuale, abbiamo assistito ad un progressivo cambiamento della tipologia del lavoro e della produzione. Si potrebbe banalmente affermare che l’avvento della tecnologia possa essere un pericoloso nemico dell’occupazione. In effetti, la così detta fabbrica 4.0, quella governata totalmente da sistemi digitali ad alta automazione, potrebbe costare circa cinque milioni di posti di lavoro.
Questo nuovo modello di fabbrica, già in larga diffusione in America e in Cina e Giappone, si propone di sostituire masse consistenti di lavoratori con le macchine. Ha l’ulteriore ambizione di creare una sinergia totale tra macchine e uomo. Offre la possibilità di controllare processi produttivi, di modificarne la struttura e correggere eventuali defezioni, anche da remoto. Analizza, sintetizza e rielabora tutti i flussi di mercato di un determinato prodotto avvicinando notevolmente il produttore e il consumatore senza chiedere particolari impegni a quest’ultimo. Quotidianamente, per fare un esempio, utilizziamo i social network anche per lamentare un particolare difetto della nostra auto. Se la nostra lamentela è ripetuta anche da altri utenti e trova larga condivisione nel web, la casa automobilistica in questione, dotata di sistemi digitali moderni, tra loro interconnessi, raccoglie tutte le informazioni, le sintetizza, rielabora i contenuti e progetta la modifica da montare su tutte le autovetture in nuova produzione.
Ecco, questo, è un modello di fabbrica 4.0. La quarta rivoluzione industriale, così definitiva dagli economisti mondiali, è la sfida economica e sociale che i paesi industrializzati hanno davanti. Importante protagonista della sfida, è il sistema universitario. Preparare le future generazioni a sviluppare una nuova visione di fabbrica, deve essere una priorità del momento. Tutte le precedenti rivoluzioni industriali hanno un anno di riferimento abbastanza preciso, per la quarta non sono ancora definiti i dettagli temporali poiché, solitamente, l’anno di riferimento, viene fissato quando il nuovo modello entra totalmente in funzione. Questo periodo, quindi, di sviluppo e rodaggio, deve essere massimizzato per comprendere le potenzialità e spingere risorse e investimenti verso la digitalizzazione del sistema industriale.
Risulta evidente come l’Italia abbia davanti a sé molta strada da fare. Un’economia fortemente caratterizzata da piccole e medie imprese, deve essere fortemente incentivata ad accettare la sfida. Sicuramente il mondo industriale dovrà fare la sua parte, ma anche il sistema sociale dovrà impegnarsi per spingere l’attuale economia nella giusta direzione. L’avvento del modello industriale 4.0, dovrà essere l’occasione anche per superare pericolosi sistemi di sfruttamento, dovrà riuscire ad assottigliare le differenze tra nord e sud e dovrà rendere molto competitivo l’attuale sistema produttivo nel mercato globale.
I lavoratori 4.0 avranno la fortuna di collaborare col mondo intero, avranno una notevole flessibilità di pensiero e di vita. Bisogna porre grande attenzione a questo fenomeno affinché il nuovo stile di vita lavorativo possa comunque garantire un decoroso stile di vita fuori dal lavoro. In tutte le rivoluzioni industriali fin qui vissute, le condizioni economiche e sociali sono andate via via migliorando. Oggi, purtroppo, viviamo un passaggio di stato che rende molto difficoltoso comprendere l’impatto sociale futuro. Come in termodinamica, però, disciplina ampliamente diffusa nella seconda rivoluzione industriale, i passaggi di stato, se opportunamente controllati, liberano nuova energia pronta per essere sfruttata.
Luca Palmisciano
è coordinatore L&W Molise